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Sniper

Roma, tutto pronto per la presentazione del romanzo “Sniper” di Pavel Hak

Sniper è sicuramente il romanzo più adatto a chi voglia conoscere Pavel Hak, prolifico scrittore nato nella Repubblica Ceca, ma emigrato in Francia per ragioni politiche, sulla scia di molti scrittori dell’Est europeo – basti citare Cioran e Kundera. Abbiamo incontrato Pavel Hak lo scorso pomeriggio alla Casa delle Letterature, a Roma, quando ha presentato questo romanzo insieme a Furio Colombo e a Ugo Fracassa, con letture di Teresa Vanalesti.

Sniper (Transeuropa, 2014), che letteralmente vuol dire “cecchino”, è un romanzo costruito su quattro piani narrativi e ambientato in un immaginario scenario bellico, forse balcanico, il cui punto di vista varia da quello in prima persona, delirante, di un cecchino, di un gruppo di profughi in fuga da un villaggio distrutto dalla guerra, da certe donne torturate da perfidi e impuniti militari, e infine di un uomo che cerca i corpi dei familiari uccisi dalla barbarie.

Una cornice narrativa e un io narranti quasi diabolici, dunque, ma che per Pavel Hak si giustificano in quanto “la letteratura deve esplorare la mente” e quindi anche le parti più in ombra della psiche. “Lo scrittore deve mostrare” osserva lo scrittore, “con gli strumenti creativi della letteratura, e dunque cosa sia la guerra e i suoi aspetti peggiori. Infatti, a me è sempre interessato il processo astrattivo della scrittura che comunica con la nostra mente e le nostre emozioni. L’aspetto documentario o di testimonianza deve essere presente in un’opera, ma la cosa principale è la forza creativa dell’arte”.

Nella scheda della casa editrice, si legge di un libro violento, scandaloso, per le descrizioni talvolta insopportabili della crudeltà e della brutalità, ma che la critica francese ha salutato come un romanzo dallo stile forte ed efficace, che tocca il cuore stesso del nostro rapporto contemporaneo con il male. Una scrittura che tenta di descrivere il buio e scandagliare il profondo dell’animo umano e forse per questo più efficace di un servizio giornalistico che affronti tematiche di guerra.

A presentare il libro è stato chiamato Furio Colombo. L’ex direttore de “L’unità”, come molti sanno, produsse – con lo pseudonimo di Marc Saudade e alla metà degli anni ’80 – alcuni romanzi in cui il punto di vista si spostava verso il peggio, mostrando la violenza in contesti bellici o di campi profughi, e mettendo il lettore nella condizione di sperimentare in prima persona la violenza di un torturatore. Per questo il riferimento alla scrittura di Hak.

Ugo Fracassa, professore di letteratura comparata presso l’Università Roma III, conclude osservando che “nonostante la sua grande originalità, Pavel Hak si mantiene in una linea di tradizione molto ben delineata, sia nella letteratura che nelle arti. Penso, ad esempio, al Cristo alla Colonna del Bramante, l’unica opera dell’architetto italiano commissionata per l’Abbazia di Chiaravalle, in cui ci troviamo di fronte a un Cristo che, pur portando i segni della passione, aspetta l’ennesimo colpo, e lo aspetta da noi. Pavel Hak ci mette nella posizione del torturatore, una scelta stilistica e narrativa che credo sia vincente rispetto al più documentato dei referti giornalistici”.

Mario Sammarone